giovedì 19 febbraio 2015

Recensione Acciaio di Silvia Avallone



Recensione Acciaio di Silvia Avallone.



Autore: Silvia Avallone
Editore: Rizzoli
Pagine: 357 pag.
Trama: Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.


Recensione


Acciaio. Non so neanche da dove cominciare a recensire questo libro. Anzi, sì.
Di solito mio padre non fa molto caso ai libri che leggo, in quanto me li vede in mano una volta e poi (essendo che leggo piuttosto velocemente, tipo un libro a sera), non li vede più. Oppure, se li vede, è perché li sto rileggendo, magari anche per la ventesima volta, ma comunque velocemente come la prima. Ecco, l'altro giorno (martedì, mi pare), mio padre è entrato in camera mia e mi ha trovata a leggere Acciaio. L'ha guardato per un attimo, prima di fare una faccia perplessa "Ancora?" mi ha chiesto. Acciaio è uno dei pochi libri che ho letto e riletto pian piano, godendomi ogni pagina come la prima volta.
Perché non è un libro che puoi leggere di fretta. È uno di quei libri che ogni volta ti mostra qualcosa di diverso, magari di più bello, più brutto, o solo particolare.
Con quest'ultima rilettura mi sono accorta dell'importanza di Lisa, ho ricordato quanto sono meravigliose Anna e Francesca, quanto sono tristi e vere le vicende raccontate. Mi sono ricordata di quanto sia vero l'intero libro, di quanto storie come queste accadono ogni giorno ovunque. Solo che non sempre hanno un lieto fine. Anzi, non ce l'hanno quasi mai per quanto ne so io.
Comunque, è da lodare la capacità dell'autrice di descrivere tutto con un linguaggio semplice, che ti fa avere davanti agli occhi tutti i fatti raccontati, e di creare personaggi veri, personaggi con più difetti che pregi, forse, come siamo un po' tutti noi.
Non so come descrivere questo libro, giuro. È vero, e con questo aggettivo ho detto tutto. Ed è da leggere, ovviamente. Tra l'altro, considerando i miei pregiudizi nei confronti dei libri italiani, è strano, ma va bhe.
Ah, c'è un minuscolo difetto: è finito troppo presto. E non intendo nel senso che un libro così bello sarebbe dovuto essere più lungo ecc, ma nel senso che la fine sembra smorzata, come se andasse aggiunto qualcosa, ci fosse qualcosa di più, ma non si sa cosa.



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